Cosa resterà di questo Giro d’Italia

di , 2 giugno 2014 23:44

SONY DSCEbbene sì, quello che si è appena concluso è stato senza dubbio il Giro d’Italia dei colombiani. A partire dalla maglia rosa Nairo Quintana, il primo corridore della sua nazione ad entrare nell’albo d’oro della corsa: partito come favorito, dopo qualche giorno di problemi respiratori, è diventato il padrone indiscusso nella terza settimana, quella decisiva. Per non parlare di Rigoberto Uran, leader delle tappe tra le due giornate di riposo e padrone del secondo gradino del podio finale. Per finire con Julian Arredondo, che con la sua maglia blu diventa il Re delle salite di questa edizione.

La bandiera gialla, blu e rossa non è, però, l’unica a sventolare a Trieste. Ce ne sono altre due che ondeggiano nel cielo friulano: il tricolore dell’Italia e i quattro mori della Sardegna. Tutto questo grazie al giovane Fabio Aru, colui che ha riportato l’entusiasmo tra i nostri connazionali. Il talento del ventitreenne di Villacidro è esploso lungo le rampe più difficili, mangiandosi in un sol boccone la salita di Montecampione.

Sono molti i giovani che si sono messi in mostra in queste tre settimane, con due annate che hanno prevalso sulle altre. Del 1990, oltre ad Aru e Quintana, sono Nacer Bouhanni, il dominatore delle volate dopo l’abbandono di Marcel Kittel, Michael Matthews, la maglia rosa delle prime tappe, Manuel Bongiorno, che a causa di uno spettatore incivile ha visto svanire il sogno della vittoria sul Monte Zoncolan. Sono invece più grandi di un anno Diego Ulissi, che ha confermato il suo talento con due splendidi successi e ha sorpreso tutti con il secondo posto nella cronometro di Barolo, Enrico Battaglin, trionfatore ad Oropa, Giacomo Nizzolo, l’eterno secondo di questa edizione (per ben 4 volte), e Rafael Majka, maglia bianca per molti giorni. Da sottolineare anche i sigilli di Marco Canola (al primo centro in Italia) a Rivarolo Canavese e Stefano Pirazzi, che a Vittorio Veneto ha rotto il ghiaccio per la prima volta da professionista.

E’ stato il Giro più duro degli ultimi anni, non solo per il percorso difficile soprattutto nelle tappe conclusive, ma il tempo è stato un fattore determinante per la decimazione del gruppo giorno dopo giorno. Alle piogge abbondanti della prima settimana che ha determinato molte cadute (e quindi conseguenti ritiri), sono arrivati il freddo e la neve che hanno dato il colpo di grazia a diversi corridori già provati dalle difficoltà fisiche delle giornate precedenti, rendendoli dei veri e propri eroi.

Ma quali sono gli episodi chiave di questa edizione? Senza ombra di dubbio due: la maxi caduta di Montecassino (quella che ha visto coinvolto anche lo sfortunato Giampaolo Caruso) e il famoso “giallo” della moto stile “safety car” lungo la discesa dallo Stelvio. Due momenti che tutti ricorderemo per molto tempo.

Tirando le somme, possiamo dire che è stato un bel Giro d’Italia, ben disegnato, ben interpretato. Quello che serviva per esaltare questo meraviglioso sport.

Be Sociable, Share!

Lascia un commento

Panorama Theme by Themocracy