Boglia & Boglia: due generazioni a confronto!

di , 28 novembre 2015 18:12

IMG-20151116-WA0002Tale padre, tale figlio. In questo detto popolare si può rinchiudere la famiglia Boglia, una generazione di differenza ma una passione comune: le due ruote. Massimo, classe 1982, con il sogno fin da piccolo di diventare un corridore. Un desiderio che ha avuto la fortuna di realizzare, ma che ha dovuto abbandonare dopo poco tempo per un problema di salute. Mario, classe 1951, rinomato pistard alla fine degli anni ’60 e adesso proprietario di un negozio di biciclette nel milanese, dove lavora anche il figlio. Sentiamo cosa ci racconta ognuno di loro partendo da Massimo, il più giovane.


Massimo, come è nata la tua passione per il ciclismo?

Il ciclismo è sempre stato di casa e credo che questa passione mi sia stata trasmessa quasi per intero da mio papà Mario che è stato un grande pistard. Fin da molto piccolo passavo il pomeriggio a pedalare in cortile e specialmente quando finiva la scuola ogni occasione era buona per andare in bici.
La prima bici da corsa è arrivata nel Natale del ’93, i miei me la fecero trovare sul balcone, non dimenticherò mai quel momento!

Diventare corridore professionista è sempre stato il tuo sogno fin da piccolo?

Ogni bambino appassionato di qualsiasi sport credo che speri di diventare un corridore o un giocatore professionista (con tutta l’ingenuità del caso). Certamente correre in bici e pensare di competere nella massima categoria è sempre stato il mio sogno.

La tua famiglia ti ha sempre appoggiato in questa tua scelta?

Certamente, la mia famiglia mi ha sempre dato una mano immensa. Sin dalle categorie giovanili, ho iniziato a correre a 10/11 anni, i miei genitori erano impegnati ogni domenica per accompagnarmi alla corsa. Nel ciclismo poi, a differenza di quasi tutti gli altri sport durante le festività si corre, quindi 25 aprile, 1 maggio, le feste di Pasqua ecc… ecc.. nei giorni in cui la maggior parte delle persone erano “impegnate” in pic nic e pranzi coi parenti io, accompagnato dalla mia famiglia, ero alle corse.
Ma il vero gregario di lusso è stata mia mamma. Già da allievo mi preparava la pasta alle 5 del mattino, quando tornavo dalle corse o dagli allenamenti c’era sempre qualcosa di pronto, lavava e faceva asciugare in fretta, visto che servivano per il giorno dopo, la maglia e i calzoncini della società… senza tener conto delle volte che avrei dimenticato le scarpe o il casco a casa se lei non me lo avesse ricordato ed il suo sostegno, le sue parole gentili, anche quando le cose non andavano… Tutte cose che all’età di 14/15 anni non sembravano così importanti, ma che da dilettante, specie in ritiro durante le trasferte, mi mancavano parecchio.

Quali sono le maggiori differenze nel correre fra i dilettanti e i professionisti?boglia 04

Ormai sono passati poco più di 10 anni da quando ho smesso di correre in bici. Di certo le distanze e la maniera di interpretare le corse sono differenti, tutto un altro modo di correre, In sostanza, nel mio caso avendo corso in piccole realtà è stato come passare dalle scuole medie al mondo del lavoro. Nei dilettanti le distanze sono al massimo 150/180 km mentre nel professionismo le corse sono molto più lunghe, dinamiche, completamente diverse anche se oggi la categoria dilettantistica, come concezione, si avvicina molto al professionismo.

Sei passato professionista nel 2004 con la LPR, eri emozionato al tuo debutto? Che ricordo hai di quell’anno?

Del mio debutto ricordo molto bene la sera prima, una grande emozione.  Ho impiegato mezz’ora per mettere i numeri sulla maglia (in modo impeccabile, con 3000 spille).  Poi dopo una notte in compagnia del mio inseparabile walkman a pensare e immaginare chissà cosa senza chiudere occhio mi sono trovato alla firma del foglio di partenza insieme a tutti gli altri corridori.
Mi sentivo spaesato ma al tempo stesso cercavo di recitare la parte della persona a proprio agio… non credo di esserci riuscito. Ogni 5 minuti mi scappava la pipì, mi guardavo intorno e c’erano atleti di nazioni diverse, giornalisti, massaggiatori e meccanici presissimi nei loro lavori, direttori sportivi e corridori impegnati nelle discussioni pre-gara il tutto con un immenso odore di olio canforato. Se ci penso bene l’odore della canfora é il profumo delle corse e ancora oggi, insieme alle sirene della polizia e delle staffette, sono le cose che mi riportano in quel tipo di atmosfera.
É stato un anno molto difficile per quanto mi riguarda, nel mio piccolo ho potuto constatare di quanto sia importante avere la fortuna di incontrare persone giuste o la sfortuna di incontrare quelle sbagliate. Ad ogni modo conservo dei bei ricordi

Con chi hai legato maggiormente fra i compagni di squadra, e da chi hai imparato molto?

Tra i compagni di squadra ricordo con grande affetto e stima Angelo Lopeboselli, oltre ad essere stato un forte corridore é una di quelle persone dotata di estrema gentilezza

Che corsa avresti tanto voluto vincere?

La mia corsa preferita da sempre é la Milano Sanremo

Cosa ti è rimasto di bello della tua esperienza da corridore professionista? Hai dei rimpianti?

Il più grande insegnamento che mi è rimasto nel correre in bici sia come professionista sia in tutte le categorie precedenti è che lo nello sport, secondo me grande metafora della vita, non ci sono scorciatoie e le bugie hanno le gambe corte. Ogni buon risultato é la conseguenza di un buon lavoro e ogni cattivo risultato é la conseguenza di un cattivo lavoro.
Ho moltissimi bei ricordi e non riuscirei ad elencarli tutti. In particolare mi piace raccontare del giorno in cui, dopo una lunga fuga solitaria, ormai finito dalla stanchezza mentre andavo avanti “sui gomiti”, prima di essere ripreso dal gruppo mi ha sorpassato la macchina con a bordo il commissario tecnico Franco Ballerini e mi ha detto “bravo Massimo”, (il mio nome lo aveva letto sull’elenco dei partenti) beh… quello é il ricordo più bello.
Rimpianti? Forse incontrare qualche persona sbagliata di troppo, ma questo non lo considererei un rimpianto ma sfortuna…

Hai appeso la bici al chiodo per problemi di salute, ci spieghi come hai maturato questa decisione?

In realtà ho sempre sofferto di un problemino di natura credo psicosomatica, in sintesi quando correvo ad un certo punto avvertivo dolori di pancia da sudare freddo con le spiacevoli conseguenze del caso. A causa di questo problema, mi trovavo alla corsa con un grossissimo limite e sono stato penalizzato moltissime volte, ho perso il conto. Ho deciso comunque di smettere pur avendo ancora un anno di contratto, non mi piaceva l’ambiente in cui mi trovavo, non ero a mio agio e quindi ho detto basta senza ascoltare il parere di nessuno. Forse, tornando alla domanda precedente, un rimpianto o meglio una curiosità mi è rimasta, ho smesso senza sapere assolutamente quale era il mio limite come atleta, però sono contento della mia decisione.

Sei sempre stato intenzionato a rimanere nel mondo del ciclismo quando hai smesso di correre? Sappiamo che hai lavorato come magazziniere per un breve periodo…poi sei andato nel negozio di bici di tuo papà.. IMG-20151126-WA0000

Anche durante il periodo in cui correvo molto spesso stavo in negozio e ho imparato l’abc della meccanica nel tempo libero dalle corse. Mi sono sempre preso cura delle mie bici, al sabato era un rito per me lavare la bici , controllarla tutta per la domenica. Questo era un rituale per me molto piacevole. Man mano che passavano gli anni ho imparato moltissime cose grazie a  mio papà che, con non poca pazienza, mi ha insegnato il mestiere. Una volta presa la decisione di smettere, ho preferito allontanarmi un po’ dalle bici e, grazie a mia sorella Francesca che mi ha trovato un posto come magazziniere, sono riuscito a levarmi di dosso quella sensazione di  ”saturazione” che avvertivo. Infatti dopo qualche mese ho riordinato le idee e da  quel momento sono tornato, anzi ho iniziato a lavorare a tempo pieno in negozio con mio papà.

Come è nata l’idea di realizzare la collana di dvd con le salite più importanti ? Ci racconti come avvenivano le riprese in compagnia dei grandi campioni? Era tutto programmato oppure eravate liberi di gestirvi e potevate essere spontanei?

Un giorno ero in negozio e per caso entra un signore che risponde al nome di Marco Musazzi (persona di rara qualità). Dopo aver parlato di bici per un po’, mi dice che la DeAgostini ha in mente di fare un prodotto sul ciclismo, nello specifico sulle salite.  Grazie all’idea della scrittrice Elisabetta Cametti (altra persona di rarissima qualità), nascono le grandi salite.
In quel periodo, oltre a collaborare con Davide Cassani e aver pedalato con moltissimi fuoriclasse, ho conosciuto uno staff eccellente, un team di persone di altissimo livello!
All’inizio è stato un po’ difficile perché parlare davanti alla telecamera era un’esperienza del tutto nuova, ma piano piano credo d’aver preso un po’ più di dimestichezza. Le puntate erano caratterizzate dalle salite e dal valore immenso aggiunto della presenza di ospiti, molto spesso fuoriclasse del ciclismo. La puntata era una chiacchierata in cui ogni volta l’ospite in questione portava la sua esperienza e aneddoti.
Pedalare accanto a tutti i campioni è stata per me un esperienza molto costruttiva.
Partecipare al progetto grandi salite è stata una notevole esperienza di crescita dal punto di vista umano perché ho avuto modo di imparare da veri professionisti, e mi riferisco a tutto lo staff che ha dato vita all’intera collana.
Non lo sapevo ancora ma tutto quel bagaglio mi è tornato utilissimo nel momento in cui ho iniziato a far parte del team di Bike Channel.

Quale è per te la salita più bella?

Di salite bellissime ce ne sono tantissime anche se quelle che preferisco sono Stelvio, Colle delle Finestre e Passo delle Erbe.

Hai registrato “the coach” una specie di reality sul ciclismo su Bike Channel, come si è svolto il tuo lavoro? come è stato collaborare con Paolo Savoldelli?

“The coach” è stata una bellissima esperienza in cui ho conosciuto Marco Saligari. Noi eravamo degli allenatori ed il nostro obiettivo finale era portare due ciclo amatori alla Nove Colli  seguendo la loro preparazione per un periodo di circa tre mesi.
Collaborare con Marco Saligari e Paolo Savoldelli e tutto il team di Bike Channel è stato estremamente costruttivo ed anche divertente.
Nel seguire da vicino un ciclo amatore ho avuto la conferma di quanta confusione abbiano in testa gli appassionati sul tema dell’allenamento e quanti errori grossolani facciano di continuo.  Il risultato è stato ottimo perché entrambi i candidati, su oltre 2000, sono riusciti a portare a termine la corsa nel migliore dei modi anche e soprattutto grazie a consigli concreti e non campati in aria.

Sei diventato un “tester man” , come vedi il futuro delle biciclette? Quanta elettronica ci sarà? Il fantomatico “motorino” di cui si parla da un po’ di tempo esiste veramente o sono solo leggende metropolitane?

Ho provato e testato molte bici, per quanto riguarda l’elettronica occuperà sempre più spazio nel mondo delle biciclette, ma la mia personale opinione è che non sostituirà la componentistica meccanica. Mi spiego meglio, l ‘utente finale potrà scegliere tra le due opzioni. I motorini esistono nelle biciclette, però mi auguro che nessuno le usi nelle corse! In commercio comunque ce ne sono e si sta sviluppando un’ampia gamma di biciclette elettriche a pedalata assistita.

Stai lavorando a nuovi programmi televisivi?

Si, quest’anno abbiamo fatto “le grandi salite” con Paolo Savoldelli e tutto lo staff di Bike Channel; è stato un lavoro più di rilievo, senza togliere niente a quello fatto con Cassani, questo è un po’ più dinamico.

Hai trovato diversità nell’utilizzare le guarniture ovali o tradizionali?

Le ho usate entrambe e direi che quelle ovali hanno forse un pochino più di grip all’inizio quando la monti e se scatti specialmente, poi di grandi differenze personalmente non le ho trovate. Le guarniture ovali e la storia del punto morto è dagli anni ’80 che le fanno, non penso che ci siano più tante cose da inventare.

Per un cicloamatore c’è molta differenza fra utilizzare una bici media o top di gamma?

La bicicletta secondo me deve essere sempre idonea all’uso che se ne fa; diciamo che sostanzialmente la differenza fra montare una componentistica top di gamma o di media gamma, la fa il peso; per un utilizzo amatoriale ordinario va bene anche una bici di media gamma, poi ognuno fa i conti con la sua passione e il suo portafoglio. Per esempio a me piace strimpellare la chitarra e me ne sono comprata una molto costosa che uso solo per fare pochi accordi per il piacere di usare una cosa che mi piace… lo stesso discorso vale per chi ha la passione della bici secondo me. Non necessariamente una persona deve spendere 10 mila euro per avere una bella bici, si può spendere molto meno e avere un modello comunque valido.

Ultimamente si vedono tante cadute durante le corse, sono dovute anche ai materiali particolari utilizzati, tipo gomme e cerchi?

Le bici a volte sono troppe leggere, c’è un abuso di utilizzo delle ruote ad alto profilo e dei tubolari gonfiati troppo.
Tante volte può capitare l’errore umano, ma spesso le cadute sono causate dall’estrema leggerezza della bici e dall’eccessiva pressione. C’è questo falso mito che il tubolare gonfiato a 10 abbia più prestazione, invece secondo già ad 8 è sufficiente, mentre sul bagnato puoi anche scendere a 6 atmosfere perché non si pizzica.

Per la sicurezza del ciclista che miglioramenti ci potranno essere in futuro?

Mi auguro che qualcuno inventi delle protezioni, perché quando i corridori cadono sono sempre nudi…..corrono con maglie e pantaloncini talmente sottili che purtroppo si strappano facilmente. Secondo me c’è la possibilità di inventare delle protezioni, ad esempio sulle spalle, o dei calzoncini un po’ più imbottiti. Purtroppo chi va in bici ha come unica protezione il casco quindi sarebbe bello lavorare sulla componentistica per la sicurezza di chi pedala.

Quanto è importante per un’atleta l’integrazione alimentare?

E’ fondamentale, non voglio fare un discorso da nutrizionista o da medico, ma ho notato che l’errore più comune di quelli che fanno le gare amatoriali è che mangiano la pasta solo la domenica mattina , magari senza digerirla, mentre durante la settimana a colazione optano per caffè e briosce. Sarebbe meglio abituarsi ad una colazione specifica tutti i giorni e magari la domenica farla più abbondante e completa. Anche durante la corsa o negli allenamenti consiglierei di mangiare in maniera ciclica perché a volte dimenticarsi di mangiare o di bere può creare gravi problemi, mentre alimentarsi correttamente può fare la differenza anche per un cicloamatore che vuole confrontarsi con se stesso su una salita.

Esci ancora in bici? Fai delle gare? Sei rimasto in contatto con qualcuno dei tuoi colleghi di allora?

La domenica esco spesso con degli amici: Paolo Mainetti, De Maria, e qualche altro ex corridore della mia zona. Quest’anno con Stefano Martignoni che è l’autore del programma “Le grandi salite” abbiamo fatto una squadra alla “12 ore di Monza” una gara di staffetta alla quale mi sono divertito parecchio. Poi ho partecipato alla Gran Fondo di Desenzano, ma di corse ne faccio proprio poche e non con velleità agonistica. Mi piace fare qualche scatto in salita ma gareggio per stare in compagnia e per puro divertimento.

Cosa fai nel tempo libero, quali sono i tuoi hobby?

Il mio tempo libero è davvero poco….mi piace tantissimo suonare la chitarra, mi diverto ad ascoltarla e poi a suonarla con gli amici, il lunedì sera ci troviamo in saletta e suoniamo, comunque la mia grande passione da sempre è il rock, soprattutto le vecchie band come i Deer Purple, i Led Zeppelin, gli Who, insomma tutto quello che è rock!

Massimo Boglia
nato a Milano il 30 giugno 1982
Professionista dal 2004
Squadre:
2004 – Team LPR

 

  • E’ arrivato adesso il turno di Mario.

 

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Mario , come ha iniziato a correre in bici? Come è nata la sua passione per il ciclismo su pista?

Io sono nato in un ambiente di biciclette, da quando avevo 3, 4 anni, ricordo che mio zio guidava le ammiraglie negli anni 50, poi sono sempre rimasto nell’ambiente, mio padre era un appassionato di biciclette e così è stato naturale anche per me. La passione su pista è nata perché quando avevo 15 anni a Milano c’era la scuola Fausto Coppi, e facevamo allenamenti la mattina su pista e il pomeriggio su strada, poi abitando anche a 150 metri dal Vigorelli ero di casa!

Quando ha detto ai suoi genitori che voleva fare il ciclista l’hanno sostenuta?

Mio padre si, lui non correva però aveva dei contatti molto stretti con Fausto Coppi, hanno fatto il militare assieme, gli ha fatto da testimone al suo matrimonio…. invece mia madre all’inizio mi ha sostenuto un po’ meno però dopo si è adeguata…

Cosa ha provato quando suo figlio è passato professionista? Che consigli gli ha dato?

All’inizio sono rimasto un po’ perplesso perché pensavo che passasse più tardi, poi però sono stato felice perché, per uno che ha passione, vedere il figlio che passa professionista è sempre una bella cosa. Gli dicevo di fare attività nella maniera pulita, questo sempre, poi gli davo qualche consiglio sulla mia esperienza quando serviva.

Ha partecipato al campionato del mondo su pista del 1969, cosa ricorda di quella esperienza?IMG-20151116-WA0000

E’ stata una bella esperienza, ero molto giovane avevo 18 anni, di conseguenza per me è stata una cosa nuova e poi da li ho avuto modo di fare altre esperienze importanti, sono stato anche uno dei primi ad andare a correre in Australia. A quei tempi l’Australia sembrava molto lontana non come oggi! Ho dei bei ricordi.

Trova che sono molto cambiate le manifestazioni sportive oggi, rispetto ad allora? E’ cambiato molto il ciclismo?

Si, perché sono cambiate le generazioni, è cambiato un po’ tutto, dal settore tecnico, alla gestione dei ragazzi giovani, il ciclismo è cambiato tanto.

Quanto pesava la sua bici di allora? Di che tessuto era l’abbigliamento?

La bici pesava 8 kg e mezzo circa, L’abbigliamento è cambiato in modo abissale rispetto ad oggi, non c’era un abbigliamento tecnico, si mettevano pantaloncini e magliette di lana, o di cotone pesante, ed in inverno quando ci si allenava si inventava ogni modo per coprirsi dal freddo: dai giornali, al nylon, alla pelle di daino…. e tra l’altro gli inverni erano molto rigidi allora non come quelli di oggi. E in estate non c’erano le maglie traspiranti….diciamo che è cambiato tutto!

Come si alimentava prima di una corsa?

Non c’erano i nutrizionisti come ci sono adesso, di conseguenza si cercava di mangiare di tutto, logicamente si evitavano i cibi grassi e pesanti. Anche prima delle corse si mangiava riso in bianco o pasta in bianco, prosciutto o bistecche e verdura; adesso se ti vedono mangiare la carne ti sparano… Con l’andare del tempo (ho guidato anche dei dilettanti recentemente) mi sono accorto che nell’alimentazione bisognerebbe stabilire se era meglio prima o adesso. Anni fa non si vedevano mai le crisi di fame come invece accade spesso oggi ed anche le prestazioni e le medie non sono poi così diverse da allora nonostante che le bici più pesanti e un mezzo tecnico molto meno qualificato.

IMG-20151116-WA0001Gestisce un negozio di biciclette a Corbetta (MI) come va il mercato? C’è molta concorrenza? 

La concorrenza ormai è spietata, più che altro è internet che la fa in maniera spudorata; Il nostro è un settore abbastanza tecnico, quando compri una bicicletta devi fare delle misure in modo specifico e particolare, se compri su internet si risparmia qualcosa, però le garanzie sono quelle che sono e non hai l’artigiano che ti segue con le sue competenze, come facciamo noi in negozio.  [Cicli Boglia – Corbetta]

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